Articolo in Lingua Italiana
O’Munaciello
Il dispettoso spiritello delle strade di Napoli
«O’munaciello, a cchi ‘arricchisce e a cchi ‘appezzentisce»
(«Il munaciello o arricchisce o manda in miseria»)
Proverbio Napoletano
O’Munaciello (anche detto: lu Munaciello, Monaciello o Monacello, “piccolo monaco” in napoletano) è un fantasma delle leggende popolari e metropolitane della ricca tradizione napoletana, conosciuto anche come “uomo piccolo” o “uomo nero” per il suo aspetto: trattasi di un omino incappucciato che, all’apparenza, indosserebbe un’abito francescano. La sua storia e leggenda sono legate alle strade e alle case antiche della città di Napoli. Sembra, secondo l’immaginario collettivo e nei commenti degli anziani, uno spirito infestante chi è di solito rappresentato come un ragazzino deforme o una persona di bassa statura chi ha le sembianze di monaco quasi anziano, abbigliato con un saio e fibbie argentate sulle scarpe, con atteggiamento dispettoso. La vulgata vuole che la leggenda di questo spettro si origini da una storia del ‘400 partenopeo, narrata anche nell’opera letteraria di Matilde Serao, Leggende Napoletane (1881).
L’inizio della Storia
La leggenda di O’Munaciello è una delle storie più antiche e radicate nella tradizione popolare napoletana. La sua origine esatta è incerta e molte sono le versioni della sua storia, ma si ritiene che abbia avuto origine nel periodo medievale o addirittura antecedente.
Alcune fonti affermano che, il nome “O’Munaciello” deriverebbe dal napoletano “o munneco”, che significa “il pupazzo”, a indicare la figura spettrale del fantasma che si manifesta nelle strade di Napoli.
La leggenda ha origini plurisecolari, per questa ragione, si è diffusa in particolare nei quartieri popolari di Napoli, dove il folklore e la tradizione orale hanno sempre avuto un ruolo importante nella vita quotidiana degli abitanti, é per tutto questo che gli studiosi di tradizioni popolari accreditano alcune ipotesi principali.
In passato, la sua figura veniva spesso evocata per spaventare i bambini o per scoraggiare le persone dall’entrare in luoghi ritenuti pericolosi o infestati. Tuttavia, negli ultimi anni, la leggenda di O’Munaciello è stata rivalutata e reinterpretata come un simbolo della cultura popolare napoletana, che ha ispirato molte opere d’arte e di narrativa.
Secondo alcuni testi, O’munaciello sarebbe un personaggio realmente esistito. L’origine presumibilmente sorta intorno al 1445, durante il regno di Alfonso V d’Aragona. Nato dall’amore impossibile tra il garzone Stefano Mariconda e Catarinella Frezza, figlia di un ricco pannificcio locale, poi descritti dalla tradizione poetica e musicale napoletana.
La coppia si incontrava clandestinamente tra renioni notturne, sempre fuori dai sospetti dei genitori della giovane che rifiutavano fortemente la relazione con il ragazzo chi, ogni notte, per arrivare al rapporto romántico, si rischiava percorrendo un pericoloso sentiero sui tetti delle case di Napoli.
Certa notte scura, sotto la pioggia, durante il corso della sua solita caminata, il giovane Stefano, scivolò su alcune piastrelle scelte, che cedettero sotto i suoi piedi, cadendo nel vuoto e morendo sotto gli occhi della sua fanciulla innamorata (secondo le malelingue, il ragazzo sarebbe stato assassinato dal padre di lei, disgustato dalla relazione -proibita da lui- tra i due amanti).
Dopo le esequie e il funerale dello sfortunato “guaglione”, l’addolorata Catarinella, chi era segretamente incinta, si rinchiude in un convento nelle vicinanze, dove diede alla luce un bimbo troppo piccolo e deforme, dalla testa sproporzionatamente grande (fatto che ci ricorda, un pò, alla storia di “Il gobbo di Notre Dame”).
«Non sopravviverà», disse la superiora dopo avergli osservato. Le condizioni fisiche, e di salute, del bambino non migliorarono al lungo della sua crescita, nonostante sua madre avesse supplicato alla Madonna ed ai Santi di intercedere per la salute e le condizioni difetose del bambino. Si dice che la madre prese a vestirlo con abiti talari neri simile a quelli indossati dai frati francescani nell’attesa che succedesse un miracolo. Le condizioni del bambino non mutarono mai.
Sicuramente questo fatto fu all’origine del nomignolo «lu munaciello» , diffuso dagli incisivi commenti popolari, malvisto dalla gente. La sua figura dal corpo troppo piccolo e dalla testa enorme, che vagava per le strade dei quartieri vicini al Porto (particolarmente nelle vie Taffettanari, Mercanti, Lanzieri, Cortellari, Armieri, antica sede degli artigiani omonimi), provocava disgusto, schiffo e tanti motivi di sospetto, che molto presto portò a continui insulti, rancori, sgarbi, sputi, parolaccie e pomodori nei suoi confronti.
(…) Un’anima ignota, grande e sofferente in un corpo bizzarramente piccolo, in un abito stranamente piccolo, in un abito stranamente simbolico; un’anima umana, dolente e rabbiosa; un’anima che ha un pianto e fa piangere; che ha sorriso e fa sorridere; un bimbo che gli uomini hanno torturato ed ucciso come un uomo; un folletto che tormenta gli uomini come un bambino capriccioso, e li carezza, e li consola come un bambino ingenuo ed innocente.
(Matilde Serao, Leggende Napoletane – 1881)
Da queste situazioni strane e spiacevoli, all’attribuirgli tutti i tipo di poteri magici o soprannaturali benevoli o malevoli il passo fu breve. Si diceva che se il cappuccio dell’abito era di colore rosso, se ne traevano auspici di buon augurio, mentre la malasorte, invece, veniva associata al cappuccio nero. In seguito, gli si addossarono le calamità di ogni genere, le carestie, le sventure, le pestilenze e perfino l’aumento delle tasse.
Quando la madre morì, la situazione peggiorò enormemente, e gli vennero attribuite ogni sorta di avvenimenti sfavorevoli, dalle malattie alle miserie più spaventose, e gli attacchi fisici alla sua persona peggiorarono. Finalmente, O’munaciello scomparve misteriosamente, e gli accenni a sottovoce assicuravano che fosse stato portato dal diavolo allo stesso averno, infatto, qualche tempo dopo furono ritrovate in una cloaca delle ossa che sarebbero appartenuti a quel nano, e così fu crescendo l’ipotesi che i parenti Frezza avessero alla fine deciso di ucciderlo.
Dopo la sua scomparsa, la gente di Napoli continuò a vederlo in quasi tutti i luoghi dei quartieri bassi, anche in quelli meno immaginabili, la sua lúgubre figura ed una sua insaziabile sete di vendetta cominciarono ad essere attribuiti a tutti gli eventi sfavorevoli della vita quotidiana. La sua esistenza in quanto fantasma, spettro o spiritello divenne presto un fatto naturalmente accettato e rispettato:
«Chiedete ad un vecchio, ad una fanciulla, ad una madre, ad un uomo, ad un bambino se veramente questo munaciello esiste e scorazza per le case, e vi
faranno un brutto volto, come lo farebbero a chi offende la fede. Se volete sentirne delle storie, ne sentirete; se volete averne dei documenti autentici, ne avrete. Di tutto è capace il munaciello…» (Matilde Serao, Leggende napoletane – 1881)
Come contrappunto, si iniziò anche ad attribuirgli certi poteri magici connessi alla credenza che dalle sue apparizioni fantasmali potessero ottenersi dei numeri fortunati da giocare al lotto.
In Altre leggende invece, dicono che O’munaciello fosse l’antico gestore dei pozzi d’acqua, un “pozzaro” che si occupava delle cisterne sotterranee, il quale riusciva -per la sua piccola statura- ad entrare nelle case passando attraverso gli stretti canali che servivano a calare il secchio, anche utilizzava delle nicchie scavate sulle pareti delle cisterne per risalire o discendere, aggirandosi nel sottosuolo portando delle lampadine ad olio, attrezzature da lavoro e protettivi per la testa.
S Se valutiamo la possibilità che i pozzari essersi infilati in quei canali, è assolutamente probabile, non soltanto per le loro minuscole dimensioni, secondo i resoconti dell’epoca, ma anche per il fatto che –mediamente- le persone di quel tempo erano naturalmente di statura inferiore a quella odierna.
*Sotto la città di Napoli, attraversata da più di un milione di metri quadrati, possiamo scoprire mille gallerie sepolte, case sotterranee delle antiche popolazioni, le cave dei primi coloni (l’Italia ha quasi 37 secoli di storia), agli acquedotti dei Romani (piú di 400 km), gli ipogei funerari dei Greci (Celle di due letti funebri scolpite nella pietra), certi scavi possono trovarsi, ancora oggi, sotto le case del Centro storico. Durante la sua ricchissima storia sono stati utilizzati nei modi più strani e diversi: dai rifugi antiaerei e come vie di fuga nei giorni della seconda guerra e come depositi di veicoli ed altri scopi.
In molti casi i pozzari non venivano pagati dai loro committenti -anche nei casi, in cui custodivano figliole o mogli focose-, per questo motivo si “vendicavano” entrando segretamente nelle case dei Signori e furtando per sé gioelli, denaro ed altri oggetti preziosi (anche così, i servizi forniti, erano relativamente utili). Gli stessi oggetti, certe volte, venivano poi donati dai pozzari alle loro nuove amanti, nelle cui case i gestori dei pozzi si infiltravano sempre attraverso quei canali, dai pozzi alle case il percorso è corto. Anche, da cui la doppia indole, per questo la leggenda assicura che O’munaciello talvolta rubi, talvolta doni: “Il munaciello o arricchisce o manda in miseria”.
Secondo altre storie, O’Munaciello era un bambino che venne lasciato dalla madre in una casa abbandonata, dove morì di fame e di freddo. La sua anima inquieta decise di rimanere nella casa come fantasma, terrorizzando coloro che osavano avvicinarsi al suo rifugio.
Certi racconti, anche sostengono che sia il fantasma di un uomo di bassa statura, che venne ucciso ingiustamente da un gruppo di malviventi. La sua anima inquietata vagherebbe ancora oggi tra le strade di Napoli, in cerca di vendetta.
C’è anche un’ipotesi, che descrive O’munaciello come un piccolo demone, quasi uno gnomo, dispettoso perché cattivo, imbroglione, subdolo e traditore, anche quando lascia monete alla portata degli incauti (tuttavia, si sospetta che, il denaro sarebbe un’offerta ai vivi per attirarli al suo fianco e guidarli verso il lato scuro). In altre parole, una natura dalle scure sfumature sataniche che cerca di soggiogare gli ignari con ricchezze e favori, la cosa più vicina a stipulare un contratto Mefistofelico.
In quali situazioni si fà vedere
Anche se, non ci sono giorni specifici, certamente si dice che quello spiritello si faccia vedere con maggiore frequenza, ma la sua apparizione è spesso associata alle notti di luna piena o alle notti più buie dell’anno, come quelle del periodo tra la fine di ottobre e l’inizio di novembre, coincidente con la festività di Ognissanti e la commemorazione dei defunti.
O’Munaciello viene considerato vero e propro spirito, uno Spettro, un Fantasma, un’autentica apparizione con qualità ectoplasatiche. Il suo mondo, i suoi domini sono le vie sotterranee, anche così non disdegna le visite alle rovine di abbazie e monasteri, le case abbandonate, le strade vuote e i vecchi palazzi. Di solto va in giro alla zona fra Porto e Vicaria, vagando la sua sofferenza o il suo risentimento dai luoghi che, per secoli, ha frequentato, ad esempio: Torre di Montalto di Marina del Cantone (dove si dice risiede) o attraverso le terre della mitica e ormai scomparsa Villa Gallo.
Però è stato visto in ogni quartiere di Napoli, in altri luoghi e in periferia. Ne potete trovare a dozzine, le storie e dicerie, dove si raccontano le sue aparizioni e fenomeni stani associati a questo Spritello. Infatto, essiste una piazzetta dedicata alla sua figura: il largo monaciello, a San Giovanni a Teduccio.
Inoltre, ci sono alcune leggende che sostengono che si manifesti con maggiore intensità nel cimitero delle Fontanelle dove si dice che il suo spirito sia particolarmente legato alle antiche catacombe e alle vecchie tombe dei morti di altri tempi, anche in determinati luoghi della città di Napoli, dove si dice che appaia di notte, soprattutto nei quartieri popolari della città, come il Rione Sanità, i Quartieri Spagnoli o il Centro Storico. La sua presenza è considerata imprevedibile e, secondo la leggenda, può apparire in qualsiasi momento e in qualsiasi luogo della città, specialmente di notte, quando le strade sono deserte e poco illuminate. Il mito del fantasma di O’Munaciello si è diffuso rapidamente tra il popolo napoletano, tanto che ancora oggi molte persone sostengono di averlo visto o sentito.
In molti hanno provato a sfidare il fantasma di O’Munaciello, ma nessuno è mai riuscito a vedere il suo volto, sempre avvolto nella più profonda scurità. Si racconta infatti che, quando si avvicina qualcuno, il fantasma diventa invisibile e si sente soltanto il rumore dei suoi passi leggeri, come se fosse in grado di camminare senza far rumore. Alcune persone sostengono di aver sentito il bisbiglio della sua voce o di aver visto la sua figura apparire all’improvviso e poi sparire nel nulla.
Narra la leggenda più radicata, che questo spettro –nella sua sfaccettatura più bizzara, appare di notte per spaventare le persone che si avvicinano ai suoi luoghi di presenza. Altri dicono che il suo aspetto sia quello di un piccolo uomo, con un cappello nero e un mantello, ma il suo volto rimane avvolto nell’ombra e soltanto occasionalmente si può notare un bagliore rossastro come quello di due tizzoni ardenti nel punto in cui sarebbero i suoi occhi.
Il racconto dei Testimoni
Nonostante la leggenda di O’Munaciello sia stata tramandata per secoli nella tradizione popolare napoletana, non esiste una testimonianza concreta dell’esistenza del fantasma o della sua apparizione. Non ci sono prove tangibili o scientifiche della sua esistenza, e molte delle storie che circolano sulla sua figura sono basate su racconti e leggende popolari.
Tuttavia, ci sono ancora oggi persone che sostengono di averlo visto o di averne sentito la presenza. Le descrizioni del suo aspetto variano da persona a persona e spesso si basano su elementi della leggenda tradizionale, come il cappello nero e il mantello.
Alcune persone raccontano di aver visto una figura di bassa statura, con un volto sfigurato o coperto da un cappuccio. Altri descrivono una presenza invisibile che si manifesta attraverso rumori strani o luci intermittenti.
Nonostante la mancanza di prove scientifiche, la leggenda di O’Munaciello continua ad affascinare e a suscitare l’interesse di molti curiosi e appassionati di storia e di folclore. La figura del fantasma è diventata un simbolo della cultura popolare napoletana e una fonte di ispirazione per molte opere d’arte e di letteratura.
Tuttavia, alla vigilia dell festività di Halloween è stato segnalato un’avvistamento nel Rione Terra a Pozzuoli. In data 30 Ottobre, due quotidiani digitali, hanno avuto lo scoop sui registri di una telecamera di sicurezza che lo ha ripreso nei pressi di Piazza San Celso.
Ecco gli estratti da quelle pubblicazioni:
“Pozzuoli, il Munaciello avvistato in piazza San Celso: da tempo, si susseguono segnalazioni e avvistamenti
Il mistero del Munaciello torna d’attualità a Pozzuoli, proprio in concomitanza di Halloween. Un video registrato dalle telecamere del Rione Terra riaccende curiosità e fantasia dei cultori della leggenda del Munaciello. L’immagine bianca in movimento sarebbe stata avvistata in piazza San Celso…”
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“Pozzuoli, avvistato il Munaciello in piazza San Celso
Circa il misterioso fantasma puteolano, da tempo, si susseguono segnalazioni e avvistamenti. Moderni ghostbuster, armati di macchine fotografiche e smartphone, cercano invano di “immortalarlo” tra i tanti edifici non ancora restaurati nello storico quartiere Puteolano…”
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“In Campania torna il mistero del Munaciello dopo un avvistamento | Corsa al lotto, i numeri da giocare
A Pozzuoli torna il mistero del munaciello e scatta la corsa ai numeri da giocare al lotto. Curiosità in Campania per il ritorno del Munaciello dopo un video registrato dalle telecamere del Rione Terra. Un video che riaccende curiosità e fantasia dei cultori della leggenda del Munaciello…”
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*Altre notizie: “Ad agosto 2011 l’ultimo singolare avvistamento.
Stavolta nel cantiere del Museo Archeologico di Napoli, dove un architetto aveva avvistato e fotografato il Munaciello, ribattezzato Catarina. Gli operai lamentavano già da tempo strani episodi, come i secchi d’acqua spariti e due vasi pregiati rotti.
Sono stati chiamati degli esperti del soprannaturale, per controllare l’interno del Museo…”
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Altri Racconti:
lunedì 3 settembre 2012
Napoli vista da uno studente
“Napoli vista con gli occhi di uno studente universitario, con tutte le sue mille sfaccettature, tra folklore e cultura, tra mare e vicoli, tra cibo e persone…per vivere anche da lontano questa fantastica realtà!”
Le leggende napoletane: il “Munaciello”
Napoli è piena di credenze magiche popolari di materia mistica e oscura che si mescolano buffamente alla vita reale. Le tradizioni e le leggende qui non si lasciano mai ad un lato. Uno dei personaggi piu controverziali fortemente legato al folklore napoletano di maggior interesse è O’Munaciello, uno spiritello dispettoso e malizioso.
La tradizione vuole che questo personaggio spettrale non provi interesse per i quartieri ricchi della città, si crede abiti nelle vecchie case del centro storico. e, soprattutto negli ultimi secoli ci sono testimonianze da parte del popoli riguardante quest’essere “mitologico Partenopeo”. Di certo, è difficile stabilire la veridicità di questi avvistamenti, anche così si tratta di un popolo il cui ricco folklore non ha nulla da invidiare ai “Lemuri” Scozzesi.
“Si racconta che un avvocato non ne poteva più di questa presenza in casa sua, perchè gli disperdeva le carte processuali per dispetto. Decise di cambiare casa, e, caricati i bagagli sul carretto, se ne andò, cantando ed esultando. Quando, a un tratto, si sentì toccare dietro le spalle, si girò e trovò il Munaciello, che gli disse:
“Ah, cagnàmm casa?!” (ah, Cambiamo casa ?!)”
I fenomeni fisici associati alle apparizioni
Secondo gli autori e ricercatori dei fenomeni paranormali: “O‘Munaciello è il principe del pantheon soprannaturale napoletano”. Ha la stessa popolarità di San Gennaro anche se in un’altro senso meno devozionale. Invece per gli irriducibili giocatori del Lotto: ‘O Munaciello è stato assimilato alla figura di San Pantaleone, patrocinatore di quel gioco di azzardo. Insomma, condivide il podio della fama, nella Campania tutta, con la celebre Janara (una specie di Strega delle tradizioni dei contadini della regione).
In ogni caso, la presenza di O’Munaciello viene spesso associata a fenomeni paranormali, come luci che si accendono e si spengono da sole o oggetti che si muovono da soli. Sono stati segnalati fenomeni poltergeist certe volte intensi e rumorosi mà sempre sorprendenti, incidenti più o meno seri e malanni non sempre gravi. Strane casualità rispetto agli scherzetti innocui. Invece nel passato, nei casi estremi si chiedeva l’intervento dell’Autorità Ecclesiastica che provvedeva a benedire l’abitazione o a fare degli esorcismi . Al contrario e fortunatamente, per contrastare le azioni malevole del Munaciello distruttivo e furioso,di solito invocano la Bella ‘Mbriana, lo spirito positivo e simpatico del focolare domestico partenopeo.
Un comportamento peculiare osservato costantemente è la sua attitudine a intrufolarsi nelle case (quasi allo stilo dei vecchi pozzari) però, in una varietà di modi: ad esempio, può essere semplicemente di passaggio, per non tornare e causare danni o oltraggi. Generalmente, la sua apparizione può infondere timore e panico nelle persone che lo vedono, specialmente se si trovano in luoghi isolati o poco illuminati.
La figura di ‘O Munaciello a causa della sua condizione spettrale viene spesso confusa con le anime sofferenti del culto napoletano delle Anime del Purgatorio (o Anime Purganti ). Alcuni studiosi ritengono, infatti, che gli spiriti che appaiono non appartengono al Munaciello ma sono quelli di persone che sono morti violentemente, in incidenti, omicidio o suicidio.
Quegli sfortunati non avrebbero fatto in tempo a varcare la soglia dell’aldilà nel momento del decesso, a vedere la luce in fondo al tunnel, incapace di trascendere in un’altra dimensione o, in alternativa, avrebbero anni per vagare sulla terra nel dolore per alcune malefatte (il loro, personale Purgatorio degli incubi).
È degno di nota che Napoli è la città più infestata d’Italia dove vengono segnalate centinaia di apparizioni spettrali ogni anno. Se ne vedono, in condizioni diverse, fantasm di tutti i tipi e per tutti i gusti: Fantasmi soldati, innamorati, marinai, stregoni, eccetera.
Le variazioni sul Munaciello
Ci sono diverse e variate descrizioni intorno alla figura di questo personaggio. Dentro dell’iconografia tradizionale, ‘O Munaciello, ha un posto di rilievo. I racconti popolari citano il suo caratteristico cappuccio come principale elemento descrittivo, il quale possiamo trovare in vari folletti e gnomi dei folklori europei.:
“La vulgata vuole che ‘O Munaciello indossi una scazzettella (zucchetto) rossa sulla chierica… Allo stesso modo di questi ultimi, lo si può piegare alla propria mercé rubandogli la scazzettella e mettendo a nudo, quindi, il testone calvo. Disperato, lo spiritello è disposto a tutto per riaverla. Anche a pagarla in oro… Oltre al copricapo, ‘O Munaciello presenta delle fibbie d’argento sulle scarpe. Tuttavia, quest’immagine è soggetta a trasformazioni, come sempre accade nelle narrazioni orali. Del resto, il corpo di ‘O Munaciello non è che un avatar, un simulacro che lo spirito potrebbe trasformare in qualsiasi momento. Infatti, esso può crescere in altezza fino a diventare un gigante… Per tale motivo abbiamo vecchi Munacielli con parrucca e codino; Munacielli giovani ed eleganti; Munacielli tramutati in serpi, centauri e altri animali…”
(Giuseppe Chiodi, Autore – Immersività).
O’Munaciello, tradizione e cultura
Nonostante l’atmosfera spettrale che circonda la figura di O’Munaciello, molte persone hanno iniziato a vedere in lui un simbolo che rappresenta la cultura popolare napoletana, quella codificata da secoli di cultura popolare è inscenata nelle commedie napoletane ed incarna l’immaginario popolare. Si tratta infatti di un personaggio molto presente nelle tradizioni festive del folklore della città, spesso raffigurato nelle maschere del carnevale e molte famiglie lo includono nei loro presepi o nelle decorazioni natalizie, come un omaggio alla ricca storia.
Una leggenda che ancora oggi affascina e spaventa molti abitanti della città partenopea. ‘O Munaciello si ritrova, dunque, in storie buffe e più seriose.
In ogni caso, la leggenda di O’Munaciello è ancora oggi una delle storie più coinvolgenti e misteriose della tradizione popolare napoletana, che continua ad attirare l’interesse e la curiosità di molti appassionati di demologia e di storia.
La figura di O’Munaciello è diventata anche un’attrazione turistica della città di Napoli, con molti visitatori che cercano di avvistare il fantasma o di scoprire di più sulla sua misteriosa storia e sulle leggende che lo circondano.
Dalla storia fantastica alla leggenda urbana
C’è, come ho sviluppato nei paragrafi precedenti, la leggenda di O’Munaciello è una storia leggendaria popolare e fortemente radicata nell’inconscio colettivo napoletano, il cui fondamento storico non può essere accertato con certezza. Sebbene ci siano centinaia di storie scritte su questo affascinante personaggio, non esistono prove concreti o documenti storici che possano confermare con forza l’esistenza del fantasma del monaco spettrale. Pertanto, la storia di O’Munaciello può essere considerata una leggenda urbana, che si è cresciuta nel corso dei secoli attraverso i racconti orali e popolari.
Tuttavia, la leggenda di O’Munaciello ha una radice storica, che si rifà alla figura dei monaci basiliani che si stabilirono in Campania nel IX secolo, loro erano una comunità di clerici greci che vivevano isolati del mondo in monasteri di chiusura, astratti nelle loro pratiche contemplative e ascetiche. La loro presenza in Campania ha lasciato tracce nella cultura popolare della regione, inclusa –in questo caso- la leggenda di O’Munaciello.
Inoltre, questa leggenda ha una funzione culturale importante ed un profondo simbolismo, in quanto rappresenta una delle espressioni più iconiche e caratteristiche della cultura del popolo napoletano. La figura del monaco spettrale incarna la magia, il fascino ed il mistero che impregnano la città di Napoli, rappresentando un’abbondante fonte di ispirazione per molti scrittori, poeti ed artisti, che hanno tenuto in vita la sua storia nel corso dei tempi.
In sintesi, sebbene la storia di O’Munaciello non sia una verità storica accertata, la sua leggenda rappresenta una testimonianza della cultura popolare e della tradizione orale che caratterizzano la città di Napoli e la sua storia millenaria.
Possibile Sorgimento della leggenda di O’Munnacciello
La leggenda di O’Munnacciello ha radici antiche e complesse, che si rifanno alla storia e alla cultura della città di Napoli e della regione circostante. Secondo alcuni studiosi, la figura del monaco spettrale potrebbe risalire alla presenza dei monaci basiliani in Campania nel IX secolo. I monaci basiliani erano una comunità di monaci greci che vivevano in monasteri isolati e che si distinguevano per le loro pratiche ascetiche e contemplative. La loro presenza in Campania ha lasciato profonde impronte nella cultura popolare della regione, inclusa la leggenda di O’Munnacciello.
Tuttavia, la leggenda di O’Munnacciello si è stata arricchita principalmente nel corso dei secoli successivi, attraverso racconti e leggende popolari che si sono trasmesse di generazione in generazione. La figura del monaco fantasmagorico è stata associata a una serie di eventi misteriosi ed strani, come la scomparsa di oggetti vari, di prefferenza preziosi o la manifestazione di rari ed inquietanti rumori notturni.
Certamente, non esistono dati storici comprovati sulla sua presenza però centinaia di testi lo citano e lo descrivono, ma la sua leggenda ha avuto un impatto significativo sulla cultura popolare di Napoli e della Campania. La figura del monaco spettrale è stata oggetto di numerosi racconti, leggende, poesie e canzoni, che hanno contribuito a costruire un’immagine circondata da un denso alone di mistero, sia sulla città che sulla sua storia millenaria.
Dove abbita e come si comporta secondo la tradizione
Il Munaciello è solito nascondersi nei tunnel sotto i vicoli del centro storico di Napoli e la sua periferia, preferendoli quindi alle eleganti case di Chiaia. La tradizione non indica con precisione il luogo in cui abita il munaciello, ma si suppone che dimori tra le rovine di alcune dei monasteri, al cimitero Monumentale di Poggioreale o delle vechie abbazie e che si trovano tra le colline che circondano la città di Napoli.
Una leggenda vuole che uno dei vari rifugi del munaciello si trovi a Marina del Cantone, nella torre di Montalto, località di Sant’Agata sui Due Golfi (Massa Lubrense). La voce popolare indica nel munaciello un esperto delle vie sotterranee di Napoli e le attraversa per frequentare vecchi palazzi, causando diversi oltraggi e seccature. Si dice che l’intorno dov’era eretta la scomparsa Villa Gallo sia una delle zone infestate da questa creatura.
O’ munaciello tenderebbe a rivelarsi, nei confronti degli abitanti della casa dove si appalesa, con queste tipiche manifestazioni:
*di simpatia: Può altresì lasciare monete e soldi nascosti dentro l’abitazione, oppure facendo scherzi innocui o tirare burle che possono essere trasformati in numeri da giocare al lotto (interpretate attraverso la Smorfia), rivelare l’ubicazione di un tesoro asservando le sue manifestazioni corporee e gestuali.
Generalmente questo di solito accade durante le ore notturne e solo a chi se lo merita, ad esempio: i senza speranzai, i mendicanti, quelli prossimi alla fine della loro vita. O’Munaciello, senza chiedere nulla in cambio né servizio nè condizione per il suo utilizzo, senza esigere dazio nè richiedere promessa alcuna di rimborso, porterà quel sofferente nel sito segreto (non si sa se questi tesori siano i frutti del lavoro industrioso o di guadagni illeciti, messi da parte per le occasioni d’amore e di carità), chi non dovvrà far parola del miracolo ne ostentare il dono ricevuto che scomparirà così com’è apparso.
‘ O’Munaciello può apparire anche sul gabinetto, certe volte possono trovarsi suoi escrementi e poi tramutarsi in oro, come l’oro diventare sterco a piacere dello spettro. Queste trasformazioni degli oggetti in oro ci ricorda un pò il tocco magico del Re Mida.
Altri voci, dicono che O’Munaciello può benedire la casa con l’acqua santa recitando l’Ufficio divino.
In tutti questi casi si può propiziare questo benefico spiritello domestico con del cibo, va ricordato che uno dei suoi punti deboli è la golosità.
Si usa dire che «forse avrà ‘O Munaciello in casa» di una persona che diventa repentinamente ricca. O’Munaciello arricchisce o manda in miseria.
**di antipatia: inimicarsi a O’Munaciello è una idea non consigliabile perché farà impossibile la vita quotidiana degli abitanti nascondendo gli oggetti, facendo scomparire o apparire qualsiasi cosa, rompendo piatti e altre stoviglie, soffiando nelle orecchie dei dormienti o tirando le lenzuole); Comunque possono gridare e insultare lo spettro rivelandone la sua presenza. Le cattiverie possono diventarsi pesanti, sgradevoli, anche –estremamente- gravi.
***di apprezzamento: “sfiorando con palpeggiamenti le belle donne”, che sà ricompensare prestamente con regali preziosi (in altre storie, compare quasi nudo, sul letto matrimoniale col sigaro in bocca, pronto a fare sesso).
Possono succedere -secondo il folklore napoletano- disgrazie e sfortuna a chi rivela la sua visita, non ci si deve vantare di tali doni soprannaturali, perciò non deve rivelarsi la sua presenza. Altri sostengono che protegge gli orfani e le vedove, regala dolci e giocattoli ai bambini, le donne in cerca di marito lo invocano per nove giorni, per trovare il loro compagno, aiuta a coronare amori e provoca separazioni, le giovani innamorate invocano la sua protezione per mantenere la sua relazione nascosta alla sua famiglia. Ci sono chi lo invocano per chiedere il pane quotidiano, i giocatori lo scongiuro tre volte.
O’Munaciello e le sue molte apparizioni nei Quartieri Napoletani
Lo spiritello infesta ancor oggi molte zone di Napoli e del suo circondario, lo spettro si manifesti in vari quartieri, secondo la tradizione e la sorpresa dei testimoni:
Nel centro storico partenopeo, principalmente presso il Decumano maggiore, a Secondigliano, nella periferia nord della città, a Piazza Garibaldi, nella zona napoletana di Sant’Eframo, presso i Ponti Rossi; nel rione Annunziatella, nei pressi dell’omonima Chiesa-albergo ed a Castellammare di Stabia, tra il massiccio vulcanico del Vesuvio e la costiera sorrentina.
*Centro Storico
Le case del centro storico di Napoli sono fideli testimoni dell’ infestazione causata da questo fantasma. La sua fama cominciò nel XVI secolo, quando fu redatta la “Pragmatica de Locto et Conduco”, ch’era stata una raccolta di leggi che regolava gli affitti, in cui si citava la possibilità da parte dell’affittuario di lasciare l’abitazione, senza pagare il fitto, nel caso di manifestazioni fantasmali.
Una nota leggenda racconta l’incontro dello spirito con un giovane studente di filosofia, nel suo libro “Il ventre di Napoli”, Matilde Serao asserisce che «una bellissima palazzina», ubicata «in piena Napoli, in Salita Santa Teresa» non è stata mai presa in affitto, poiché «abitata dagli spiriti», consapevole delle innumerevoli appariziono nel centro storico.
(sic):
«La tradizione vuole che a via dei Tribunali, nel centro storico napoletano, sia presente una casa abitata da un munaciello piuttosto irascibile. L’abitazione, molto temuta dai napoletani, fu presa in affitto da uno studente di filosofia per pochi soldi.
Il munaciello, dopo pochi mesi, iniziò a sottolineare la sua presenza. Dapprima iniziò a produrre rumori improvvisi e a far sparire oggetti; il giovane, dando la colpa ai topi, comprò un gatto. Indispettito da tale indifferenza, lo spirito lasciò cadere la mensola della cucina, sulla quale tuttavia erano posti i piatti e le porcellane. Non scomponendosi, lo studente non esitò a dare la colpa alla scarsa robustezza dei chiodi. Non dandosi per vinto, il munaciello iniziò quindi a suonare il campanello, a qualsiasi ora del giorno e della notte; lo studente tuttavia diede la colpa ai ragazzi del posto.
Roso dall’arrogante strafottenza dello studente, lo spiritello diede sfogo alla sua frustrazione, facendo con piatti, pentole, coperchi e tutto ciò che gli capitasse tra le mani un frastuono tanto rumoroso che era udibile addirittura a chilometri di distanza. Il ragazzo, spavaldo, continuò a dormire.
A questo punto, dopo esser stato umiliato per l’ennesima volta, il munaciello si presentò al giovane, credendo finalmente di esser riuscito nella sua impresa. Lo studente, tuttavia, pensò che fosse tutto un sogno. Stanco e provato, lo spirito riconobbe la sconfitta, riuscendo a far promettere comunque al giovane di non rivelare mai a nessuno quanto visto: «Vedrai che non te ne pentirai!». Il munaciello mantenne la promessa, tanto che il giovane divenne poi ricco e famoso.»
*Castellammare di Stabia
Situata tra il Vesuvio e la costiera sorrentina, Castellammare di Stabia non è esente dalle apparizioni espettrali.
In questa città, lo spiritello ha acquisto notevole importanza. Una strada è stata battezzata per voce pubblica, «via Monaciello», ubicata nella zona cittadina rivolta a monte, nei pressi dell’antico terziero di Scanzano. Si dice che, negli anni cinquanta, in tale sito appariva durante le ore della notte O’munaciello molestava e aggrediva con percosse e calci a coloro che passavano con noncuranza dal luogo.
Nei primi giorni del 2018, alcune fonti affermano che si sia manifestato in un appartamento della zona periferica, nel rione “Annunziatella” e continuando con le sue cattiverie ad infastidire gli abitanti della zona.
*Sant’Eframo
Lo spiritello infesterebbe una casa che, per l’appunto è molto temuta, nella zona di via Carlo de Marco a Sant’Eframo Vecchio (presso i Ponti Rossi).
Secondo la testimonianza del caporeparto all’acquedotto di Napoli:
«Mio nipote si trovò per lavoro a passare per quell’abitazione, dovendo infatti andare a misurare l’acqua. Gli aprì una persona bassa, piccola di statura: «Cosa volete?», gli fece. «Devo vedere il contatore dell’acqua», rispose mio nipote. Passarono circa trenta secondi, quell’omino diventò un gigante!
Mio nipote fugge ancor oggi dalla paura. A parte che a me, che sono stato sempre un appassionato di argomenti del genere, non ha voluto mai raccontarlo a nessuno. Qualcuno potrebbe pensare a un caso di suggestione, eppure mio nipote non è il tipo da lasciarsi suggestionare così facilmente»
*Piazza Garibaldi
Moltissimi anni fa, presso la stazione Centrale, una vecchia cronaca, raccontava su una giovane vedova che abitava con i figli, vivendo con grandi limiti, veniva spesso aiutata dal munaciello, che la trattava rispettosamente e sempre con cortesia, sicuramente commosso dalle sofferenze della sfortunata donna, il fantasma decise di darle una mano:
“La donna cominciò quindi a trovare denaro nei posti più disparati dell’appartamento. Il fratello, venuto a conoscenza del fatto, si giocò al lotto i numeri 14 (i soldi), 15 (la meraviglia) e 1 (il fantasma). Centrò un terno alla ruota di Napoli e con il ricavato della vincita acquistò un fabbricato ubicato su corso Umberto I, attualmente adibito ad albergo”… (sic)
*Secondigliano
Ubicato nella periferia settentrionale della città.
Una leggenda molto diffusa ha come protagonista Francesca Miti, una anziana signora, che possedeva un bar in Piazza Capodichino circa gli anni 40’. Ella narra che:
“…(sic)…una sera, diversi anni fa, fattasi ora di cena, ho lasciato mio marito per andare a preparare qualcosa da mangiare. Già mentre saliva le scale, mi sentiva osservata, seguita,una volta a casa sono andata in cucina, poi ho aperto la credenza per prendere una pentola ed ho visto una scia luminosa… Quel giorno, avevo preparato la cena come se niente fosse accaduto, aspettavo che mio marito mangiasse, poi entrambi siamo andati a dormire.
Il mattino seguente mio marito scese prima, così rimasi sola.
Una volta mi alzai, andai in cucina, presi le pentole della sera precedente e le lavai, poi, mi recai al bar per aiutare mio marito. La sera dello stesso giorno, come era sovente fare, salii prima per preparare la cena e, mi trovavo in cucina, intravidi in una pentola una sagoma, in un primo momento mi parvi un topo, ma poi si rivelò come ‘O munaciello’. Io, per niente intimorita, presi questo essere e lo riposi in un vaso e lo coprii con una piantina, ma fu allora che avvenne il fatto più sconcertante. All’improvviso la piantina si sollevò e ‘O munaciello’ scappò velocemente…
Pocchi anni dopo, sono rimasta vedova, oggi, nella notte non mi sento sola perché mi fà compagnia questo munaciello e che addirittura il 10 di ogni mese mi regala del denaro…”
O’Munaciello, il ruolo protagonico nell’arte
O´Munaciello nella Letteratura
La figura di O’Munaciello è stata presente da secoli nella produzione artistica napoletana ed ha ispirato molte opere letterarie, in particolare nella tradizione partenopea. Giambattista Basile (4 Febbraio 1583 – 23 Febbraio 1632) parlava di lui durante il Barocco Italiano nell’opera “Lo cunto de li cunti” ( il conto dei conti), una delle prime raccolte di fiabe italiane. E lo si ritrova negli antichi “Canti popolari delle provincie meridionali” raccolti da Antonio Casetti (30 Marzo 1840 -8 Luglio 1875) e Vittorio Imbriani (27 Ottobre 1840 – 1 Gennaio 1886).
Infatto, nel 1595 il parlamento di Francia consentì a una rescissione del contratto di fitto quantomai particolare. L’istanza fu presentata, infatti, da alcuni napoletani tormentati dal Munaciello. Un’evenienza, invero, relativamente comune, come attesta *Ginesio Grimaldi (1702 – 1780) nell’Istoria delle leggi e magistrati del regno di Napoli.
*(Dissertazione in cui si investiga quali sienole operazioni che dipendono dalla magia diabolica, e qvali qvelle che derivano dalle magie artificiale e naturale, e qual cautela si ha da usare nella malagevolezza di discernerle –Nella stamperia di Pallade, appresso Niccolò, e Marco Pagliarini…, 1751).
Queste sono solo alcune delle opere letterarie più famose scritte e dedicate sulla figura del monaco spettrale, O’Munaciello, che continua a suscitare l’interesse e la curiosità di molti scrittori e lettori appassionati della cultura popolare napoletana:
“O Munaciello” di Salvatore Di Giacomo: uno dei più celebri scrittori napoletani dell’Ottocento, Di Giacomo ha dedicato alla figura di O’Munaciello una delle sue opere più note, che raccoglie numerose storie e leggende sulla sua apparizione nella città di Napoli.
“Il cappello del prete” di Gianrico Carofiglio: il noto scrittore pugliese ha dedicato alla figura di O’Munaciello un racconto inserito nella raccolta “Il bordo vertiginoso delle cose”, in cui la presenza del monaco spettrale diventa il pretesto per una riflessione sulla memoria e sulle tradizioni popolari.
“O’Munaciello” di Domenico Rea: uno dei più noti scrittori napoletani contemporanei, Rea ha dedicato alla figura di O’Munaciello un romanzo che mescola elementi di thriller e di fantasia, in cui la presenza del monaco spettrale diventa il pretesto per una riflessione sulla storia e sulle tradizioni popolari della città di Napoli.
“L’ombra del Munaciello” di Maurizio de Giovanni: il noto scrittore napoletano ha dedicato alla figura di O’Munaciello uno dei suoi romanzi polizieschi, in cui la presenza dello Spiritello diventa il pretesto per una serie di omicidi e di indagini che coinvolgono la polizia della città.
“O’Munacielo. Magie, capricci e sortilegi di uno spiritello napoletano” di Giuseppe Errico, Psicologo, Psicoterapeuta e Studioso delle fiabe e delle storie popolari. Attraverso la memoria orale e uditiva, il libro racconta l’immagine e le gesta di questa “presenza” inquietante e misteriosa che vive ancora nella cultura popolare.
La figura di ‘O Munaciello è stata popolarizzata, indubbiamente, anche dal lavoro di Matilde Serao, con le sue Leggende Napoletane (1881) e, in misura minore, da Benedetto Croce con le sue Storie e leggende napoletane (1919) mà dobbiamo riconoscere che questo fantasmagorico personaggio vive nell’inconscio collettivo della Napoletanitá.
Certamente ci sono tanti libri che parlano di ‘O Munaciello, anche non riescono a raccontare in dettaglio e con saggezza la richezza di questo affascinante personaggio, infatto ci sono poche le storie specifiche e sul personaggio, ma questo Spiriello viene citato frequentemente nei testi che parlano di Napoli.
‘O Munaciello, anche nelle produzioni straniere , si affaccia tra le pagine di una trilogia di libri illustrati : “Monacello, the little monk”scritto da Geraldine McCaughrean e illustrato da Jana Diemberger.
Nel gioco di ruolo Pathfinder, possiamo trovarlo nella dedica della pagina 144 del Pathfinder Roleplaying Game Bestiary-4 (2013):
“…Vestito con abiti rossi come quelli di un monaco, questo piccolo mostro mostra un sorriso dai denti aguzzi e lancia una moneta d’oro in mano. Molto spesso trovato in ambienti urbani, questo gremlin vive tra l’umanità, schernendo le organizzazioni religiose e accademiche con i suoi scherzi. I gremlin di Monaciello si trovano più comunemente nei monasteri e nelle cattedrali dove si fanno strada dalle fogne e dalle catacombe per fare brutti scherzi ai devoti... Questi imbroglioni tolgono le coperte ai membri del clero addormentato, molestano i servitori, rovinano il cibo e nascondono oggetti di valore ai loro proprietari... Innamorati dell’oro, spesso gonfiano eccessivamente il valore delle cose con illusioni e lanciano persino manciate di monete d’oro (o illusioni di monete d’oro se si sentono particolarmente avari) per distrarre le creature sulle loro tracce. Tirano fuori queste monete dalle loro onnipresenti borse magiche, fiduciosi di poterne sempre rubare di più. Un monaciello è alto 2 piedi e mezzo e pesa circa 20 libbre...”
Gremlin, Monaciello (sic)…Tradotto dall’originale inglese.
Il munaciello nell’arte
Oltre all’esposizione della leggenda da parte della Serao, il munaciello ha guadagnato nel corso dei secoli numerose citazioni letterarie, soprattutto in campo teatrale, una delle forme d’arte prefferite dai Napoletani: la commedia, dove ‘O Munaciello entrò pienamente in scena. Nel 1768, Giambattista Lorenzi lo evocò al Teatro Fiorentini, nella “Finta maga per vendetta” come altre tante volte nelle sue opere teatrali.
O’Munaciello insieme al carisimo Pulcinella, hanno condiviso il palcoscenico molte volte dal 1802, ad esempio nell’opera “La dama creduta spirito folletto”, nel 1886, “Pulcinella molinaro condannato a morte da due vecchi e protetto dalla fata Serafinetta”. O nelle commedie fantastiche di Antonio Petito, del 1870, “Nu Munaciello dint’ ‘a casa ‘e Pulcinella” (Un munaciello a casa di Pulcinella, rielaborata di Tato Russo nel 1991) e “Nu diavule ‘nguacchiato” (Un diavolo insudiciato) del 1875.
Tra le più importanti, ‘O Munaciello viene messo in scena, in tempi più recenti, della mano di Eduardo De Filippo nella sua opera Questi fantasmi!, in cui il grottesco della vita quotidiana e la leggenda del visitatore spettrale, viene mostrato comicamente attraverso il personaggio dell’amante della moglie, che Eduardo sostituisce per il munaciello.
In epoca contemporanea, il munaciello compare nell’adattamento teatrale della favola “La gatta Cenerentola” di Roberto De Simone, trasposizione moderna dell’antica fiaba omonima di Giambattista Basile, del 1634.
O’Munaciello arriva sul grande schermo, con la pellicola ‘O Re di Luigi Magni (1989) e poi compare due volte nel film autobiografico del regista napoletano Paolo Sorrentino, “È stata la mano di Dio” (2021).
Attraverso le forme espressive musicali, possiamo incontrarlo in tantissime canzoni:
‘ O’Munaciello di Roberto Bracco, del 1891.
‘ O’Munaciello di E’ Zezi, del 1995. ☝☝☝ Provided to YouTube by Tide Records / O’Munaciello – Gruppo Operaio E ZèZI – Tradizionale – E. Zezi / “Auciello ro mio Posa e sorde” / P. Tide Records / Relased on 2011-01-01 / Associated Performer: E. Zezi / Music Publisher: Public Domain / Composer: Traditional / Autogenerated by YouTube.
In tante altre canzoni con lo stesso titolo di Scetapopolo (2012), Franco Staco (2017), Rareca Antica del 2018 e tanti altri autori e musicisti delle canzoni neomelodiche popolari partenopee.
C’è, anche, un cantante autoproclamato “satanista” , chi utiliza come nome d’arte: Jo Monaciello.
Napoletano
«Io song’ ‘o Munaciello d’ ‘a casa toia te facci’ ‘o pazzariello e ttengo ‘a foia. Me piacen ‘e zezzelle piccerelle e ghianculelle. Pe’ ddint’ ‘e ssengh’ ‘e muro io traso rint’ ‘o scuro po’ traso chiano chiano e sto sott’ ‘o divano... Si traso cchiù vicino i’ vengo ‘int’ ‘a cucina… Cenere’ fatte vede’ ca t’aspetta pure ‘o rre!»
Italiano
"Io sono il Munaciello della casa tua Ti faccio il pazzariello ed ho la foia. Mi piaciono le mammelle Piccoline e (significato non trovato). Per intrare e incrino il muro Io entro nell’oscuro poi entro piano piano e stò sotto il divano... Se entro più vicino Io vengo nella cucina Cenerentola fatti vedere che ti aspetta pure il rè"
(da “La gatta cenerentola” di Roberto De Simone)
O’Munaciello nelle rappresentazioni pittoriche
Il Giudizio universale è un dipinto frammentario, un trittico a olio su tavola di quercia (59,4 cm x 112,9 cm), databile al 1506-1508 circa e conservato nell’Alte Pinakothek di Monaco, fatto dal pittore fiammingo Hieronymus Bosch, pseudonimo di Jeroen Anthoniszoon van Aken (Hertogenbosch, 2 ottobre 1453 – Hertogenbosch, 9 agosto 1516), noto come El Bosco in lingua spagnola o Gerolamo Bosco in quella italiana, in alcuni suoi dipinti si firmò con il solo cognome, Bosch (Boss nella pronuncia olandese).
Quando il trittico è aperto possono vedersi, da sinistra a destra: il peccato originale, il Giudizio Universale e l’Inferno. Le scene interne sono realizzate ad olio su tavola.
I dettagli sono corrispondenti alla tavola dell’inferno dove possiamo vedere varie rappresentazioni del Munaciello.
Bibliografia e Siti Web consultati
Amedeo Colella, Manuale di napoletanità, pp. 31-32. Ateneapoli, 2010, ISBN 978-88-905504-0-9.
Antonio Petito, Nu munaciello dint’a casa ‘e Pulecenella: commedia fantastica in quattro atti, Chiurazzi Editore, 1901, ISBN non esistente.
(EN) Archibald Maclaren, “The monaciello”, in The fairy family: a series of ballads & metrical tales illustrating the fairy mythology of Europe (PDF), Longman, Brown, Green, Longmans, & Roberts, 1877, pp. 75-84.
Carmine Allocca, Giuseppe Errico, O Munaciello. Storia e storie di uno spiritello napoletano, p. 570. Pironti, 2003.
Matilde Serao, Leggende napoletane, 1881, p. 29-31. ISBN non esistente.
Matilde Serao, Il ventre di Napoli, 1884, p. 29-31. ISBN non esistente.
(EN) Craufurd Tait Ramage, Wanderings Through Italy In Search Of Its Ancient Remains, in The new monthly magazine, vol. 137, E. W. Allen, 1866, p. 200.
Umberto De Fabio, ‘O Munaciello & ‘A Bella ‘Mbriana, su napoletanita.it.
Davide Longoni, ‘O Munaciello, su lazonamorta.it, La Zona Morta.it, 2 luglio 2009..
Antonio Ferrero, Storie vere di fantasmi napoletani: figure leggendarie, su letturefantastiche.com, Letture Fantastiche..
Silvana Giusto, Raccolta di leggende degli alunni di Secondigliano, su silvanagiusto.it (archiviato dall’url originale il 24 settembre 2015)., o’ Munaciello dinta a pentola.
Il “Monaciello” a Castellammare, su liberoricercatore.it, liberocercatore.it. URL consultato il 2 luglio 2013 (archiviato dall’url originale il 4 febbraio 2012).
Lu munaciello, di Matilde Serao, su vocedimegaride.it.
O’ Munaciello, di Filomena Miniero, su cittadelmonte.info. URL consultato il 23 febbraio 2009 (archiviato dall’url originale il 21 febbraio 2010).
Wikipedia
L’occhio di Napoli: https://napoli.occhionotizie.it/pozzuoli-munaciello-avvistamento-30-ottobre/amp/
IMMERSIVITÀ: https://immersivita.it/o-munaciello-monaciello-napoletano/
Wikimedia Commons contiene immagini o altri file su Munaciello Collegamenti esterni.
Portale Napoli: accedi alle voci di Wikipedia che trattano di Napoli.
Lottogazzetta: https://www.google.com/amp/s/www.lottogazzetta.it/lu-munaciello-tra-leggenda-e-verit/
Napoli vista da uno studente: http://napolivistadaunostudente.blogspot.com/2012/09/le-leggende-il-munaciello.html?m=1
The Online Books Page:
http://onlineboks.library.upenn.edu/webbin/book
Piccola Libreria 80mq/Laboratorio Socio-Politico-Culturale 80mq:
https://www.piccolalibreria80mq.it/
Psicologia Fenomenologica/Giuseppe Errico:
https://www.psicologiafenomenologica.it/autore/giuseppe-errico/
La Conocchia ai Colli Aminei. Una masseria domenicana in area napoletana, G. Barbarulo, in “Campania Sacra”, 31, 2000.
Il giardino napoletano. Settecento e Ottocento, V. Fraticelli, Napoli 1993.
Villa Gallo, in I palazzi di Napoli, pp. 155-156, Gino Doria , ISBN 88-7835-165-2, Guida di Napoli, 1992.
A canzone d’O’munaciello: https://youtube.com/watch?v=fTJuHSbGDDs&feature=share7 Provided to YouTube by DIPIU SRL / A canzone d’O’Munaciello – Luigi Auricchio – Antonio Ambrosio / Musiche e canti popolari della Campania – Music and Folksong of Campania / R 1979 Edizioni Musicali Eliseo S.r.l / Relased on 1979-02-19 / Associated Performer: Luigi Auricchio / Associated Performer: Antonio Ambrosio / Music Publisher: Public Domain / Composer: Traditional / Autogenerated by YouTube.
O’munaciello E’Zezi: https://youtube.com/watch?v=HpLUNQ9WWOw&feature=share7 @Cuncertino (YouTube)
Gruppo opperaio E’zezi: https://youtube.com/watch?v=XMZG4amFVq0&feature=share7 Provided to YouTube by Tide Records / O’Munaciello – Gruppo Operaio E ZèZI – Tradizionale – E. Zezi / “Auciello ro mio Posa e sorde” / R Tide Records / Relased on 2011-01-01 / Associated Performer: E. Zezi / Music Publisher: Public Domain / Composer: Traditional / Autogenerated by YouTube.
Rivista Focus.it https://www.google.com/amp/s/www.focus.it/amp/cultura/curiosita/
Dizionario Internazionale.it https://dizionario.internazionale.it/parola/
Dizionario Repubblica. it https://dizionari.repubblica.it/Italiano/
Istituto della Enciclopedia Italiana fondata da Giovanni Treccani S.p.A. © https://www.treccani.it/vocabolario/
Vesuvio Live.it – Autore: Daniela Dalli (Arte e Letteratura) https://www.vesuviolive.it/aree-locali/notizie-di-napoli/
Glossario
Bella ‘Mbriana: Nella credenza popolare dell’immaginario napoletano, è lo spirito benefico della casa: essa dimora in maniera fissa in un’abitazione da lei posta sotto la sua protezione. Averla nella propria casa indica benessere e salute. Deve il proprio nome alla meridiana, simbolo del sole e del calore domestico, e convive col munaciello, spirito bizzarro, a volte positivo, altre volte dispettoso.
Guaglione: guaglióne, (femminile: guagliona) [etimo incerto, forse di origine onomatopeica, o forse dal lat. ganeo –onis «crapulone, frequentatore di postriboli»], Napoletano. – Ragazzo; monello. ◆ Diminutivo: guaglioncèllo.
“Ci sono parole, nella lingua napoletana, talmente radicate nella nostra tradizione da divenire insostituibili ed universali. Il termine “guaglione”, ad esempio, viene attribuito, ormai, a qualunque giovane dai 10 anni in su: capita spesso di sentire persone anziane che chiamano guaglione un figlio, anche se ormai cinquantenne. In realtà, salvo esagerazioni di questo tipo, a Napoli si definisce guaglione un adolescente o, comunque, un ragazzo fino ai trent’anni. Il termine è talmente diffuso da essere rientrato nei vocabolari di Italiano”… (Daniela Dalli – Autore, Vesuvio Live.it)
Janara: Nelle credenze popolari dell’Italia meridionale, e in particolare dell’area di Benevento e dell’Irpinia, è una delle tante specie di streghe che popolavano i racconti appartenenti soprattutto alla tradizione del mondo agreste e contadino. Le Janare non erano immediatamente riconoscibili: pur tendendo ad essere tutte un po’ acide e solitarie, durante il giorno si comportavano come tutte le altre donne, andando persino in chiesa e mostrandosi devote. Era solo durante la notte che manifestavano la loro vera essenza, ed era davvero difficile riconoscerle.
Lemure: sostantivo maschile. Lèmure [lat. Lemŭres]. – (religione) di solito al plurale, lèmuri, nelle credenze degli gli antichi Romani, erano così chiamati gli spiriti dei morti (talora identificati con le larve), ombre notturne vaganti che ritornavano nel mondo e nelle case a tormentare i viventi o a richiedere riti funebri; al loro nome si intitolava la festa delle lemurie // Ombre notturne vaganti che ritornavano nel mondo a tormentare i viventi] ≈ fantasma, larva, ombra, spettro, spirito.
Pazzariello: sostantivo maschile [1905, derivato di “pazziare”]. (dialetto napoletano). ‘O pazzariello, Personaggio del folclore napoletano che percorre le strade del quartiere in abiti pittoreschi, munito di una mazza, alla testa di un gruppetto di suonatori, richiamando l’attenzione della gente, come i banditori di un tempo fà pubblicità a negozi , prodotti e simili.// il comico di strada, vestito in modo vistoso che faceva sorridere i passanti. Salto nel passato per conoscere un antico mestiere di Napoli.
Poltergeist: il termine pòltergeist [polterˈɡaist] deriva dal tedesco e significa spirito rumoroso / chiassoso (geist significa spirito, poltern bussare). Il termine è usato per indicare fenomeni paranormali, come inspiegabili apparizioni, rumori o spostamenti di oggetti, che si verificherebbero in particolari edifici oppure ambienti, associati, spesso, alla presenza di bambini o maggiormente di adolescenti. Questi fenomeni da un punto di vista scientifico sono da considerare illusori o fraudolenti, ma vengono popolarmente attribuiti a «spiriti defunti».
Esso si manifesterebbe sostanzialmente con il presunto movimento improvviso di oggetti: quadri che cadono, mobili che si spostano, elettrodomestici che si accendono e si spengono, pietre e sassi che volano con traiettorie insolite. Gli episodi di poltergeist, secondo i sostenitori di tale teoria, tendono inoltre ad essere accompagnati da altre manifestazioni soprannaturali come l’autocombustione, levitazione di persone, comparsa di pozze d’acqua e di scritte sui muri fino alla produzione di voci.
L’esistenza di questo fenomeno, mai accertata, veniva ipotizzata già ai tempi dell’antica Roma e se ne fa menzione in documenti del Medioevo in Germania, Galles e Cina. Sono, altresì, frequenti presunti casi di poltergeist in epoca moderna. La parapsicologia sostiene invece che siano effetti della presenza di medium (persone che fanno da tramite tra il mondo terreno e quello degli spiriti) spesso adolescenti, i quali tuttavia sarebbero del tutto ignari di queste loro presunte facoltà medianiche.
Zucchetto: (nel dialetto napoletano: Scazzattella) Copricapo in forma di piccola calotta emisferica, usato dagli ecclesiastici, di vari colore secondo il grado gerarchico: bianco per il papa, rosso porpora per i cardinali, paonazzo per i vescovi, i canonici e i monsignori, nero per tutti gli altri.
Nota a Piè di Pagina: Villa Gallo
Villa Gallo è stata una delle ville storiche più note di Napoli, oggi sarebbe situata sulla Via delle mimose, nella zona dei Colli Aminei. Conosciuta con questo nome adottato dal ministro che la possedette durante il Decennio Francese, Marzio Mastrilli, (nominato il 3 giugno 1806 da Giuseppe Napoleone Ministro degli Affari Esteri e Consigliere di Stato), la proprietà in questione fu acquistata quell’anno dal marchese -poi Duca di Gallo-, (morto il 4 febbraio 1833). Dopo la sua scomparsa la villa fu venduta dai suoi discendenti al Conte di Balzo, marito della regina madre Isabella di Borbone (vedova di Francesco I), che la ribattezzò in suo onore: “Villa Regina Isabella” che, sulla base di una promessa religiosa, ordinò la costruzione della cappella che ancora oggi si può vedere nel parco, secondo una targa commemorativa.
Dopo la morte della coppia reale, i loro eredi vendettero la tenuta ad un gruppo di investitori che volevano dividere la proprietà per costruire lussuose ville. Il progetto non fu realizzato e uno di quei proprietari, il Marchese Medici, si fece carico dell’intera proprietà fino alla sua morte, quando sarebbe stata acquistata al fondatore della Banca Sorrentina, i cui eredi la vendettero già gravemente danneggiata dai bombardamenti dopo la Seconda Guerra mondiale. gran parte dell’immobile è stato venduto per la realizzazione di un progetto di edilizia residenziale, evento che ne ha notevolmente alterato il disegno originario, dal punto di vista architettonico.
(Marzio Mastrilli, Duca di Gallo, Olio di Heinrich Friedrich Füger, XIX secolo)
Il suo nucleo primitivo risale al XV secolo, secondo un saggio di Gaetano Barbarulo sulla storia del paese. Tra il 1465 e il 1473, il ricco funzionario regio Nicola Pomarino, lo acquistò insieme a numerosi appezzamenti limitrofi, dalla zona anticamente detta “alla Conocchia”, suo figlio Paolo ereditò la proprietà, morì senza lasciare discendenza, e nel 1512, il vasto feudo passò, poi, – in seguito alle disposizioni testamentarie del Pomarino-, ai frati napoletani del convento domenicano di Santa Caterina a Formiello, 10 anni dopo il convento si ampliò ancora di più, con l’acquisto dei terreni limitrofi dai conti Roberta e Diomede Carafa di Maddaloni, raggiungendo un Estensione approssimativa all’attuale quartiere di La Pineta ai Colli Aminei (territorio dei vecchi parchi privati La Pineta e Sapio).
“La masseria domenicana correva dall’estremità settentrionale della valle della Sanità all’altopiano dei Colli Aminei, disegnando un triangolo approssimativo, i cui vertici erano l’area immediatamente a nord dell’ospedale San Gennaro, attuale intersezione tra viale Colli Aminei e la salita Scudillo e la uno tra Viale Colli Aminei, Viale dei Pini e Via Cardinale Prisco…
All’inizio del ‘500 si presenta come un gruppo di tenute a corte chiusa. Nella seconda metà del XVII secolo furono costruite una cappella e una torre. Accanto alla casa c’era il giardino e un robusto muro di tufo, tuttora esistente. Nel Settecento, sulla base della Pianta del Duca di Noja, si dimostra che il complesso conservava sostanzialmente la sua struttura originaria, dice Vanna Fraticelli: … “con un patio porticato chiuso da tre fabbricati, il maggiore dei quali, verso quella panoramica, presenta un lungo colonnato collegato da una scalinata ad una terrazza panoramica sorretta, a mezzacosta, da una struttura a contrafforti”…
Colli Aminei sulla Mappa di Napoli 40°52′07.22″N 14°14′23.6″E
Alla ristrutturazione dell’edificio principale, dal suo acquisto nel 1806, il convento di Santa Caterina a Formello fu uno dei primi ad essere soppresso, nel progetto partecipò l’architetto Antonio Niccolini. In alcune stanze vi erano affreschi degli artisti Gentile, Bisogni e Ciccarelli e stucchi realizzati da Beccari che rappresentavano fiori e statuine. Alle pareti erano appese incisioni inglesi e intorno all’edificio è stato creato un giardino “quattro stagioni”, circondato da muri in pietra. Nel giardino primaverile venivano coltivati fiori di diverse varietà, in modo che fiorissero durante tutto l’anno; in altri, squisite varietà di frutta e verdura. Un vigneto in particolare produceva vino che aveva un sapore simile al Bordeaux.
Statue e veri e propri resti archeologici (come il mancante colombario della Conocchia) fecero sì che Villa Gallo fosse considerata una delle più belle della Napoli dell’epoca. Più volte ricevette i sovrani Carolina Bonaparte e Gioacchino Murat. Divenendo uno dei belvedere scelti dai paesaggisti dell’epoca, che spesso ritraevano il Golfo di Napoli visto dalla rotonda su cui si affaccia la villa, su cui si ergeva una famosa palma.
Villa Gallo nel Secolo XIX, acquarello anonimo.
Ritratto di Marzio Mastrilli, Duca di Gallo, nelle insegne dell’Ordine Napoletano di Gennaio.
Laisse-le passer firmato dal Duca di Gallo nel 1807, nella sua qualità di ministro degli esteri del Regno delle Due Sicilie.
L’edificio principale della villa ospita attualmente la casa religiosa dell’istituto Antoniano dei Padri Rogazionisti nel quartiere La Pineta, a cui si accede da Viale dei Pini attraverso una strada di accesso e si trova di fronte ad uno spazio aperto alberato, l’unico residuo del vasto parco antico che lo circondava.